Benevento dal 24 al 26 giugno
In una città che visito per la prima volta assaggio l’acqua di una fontana pubblica e il pane di un forno. Sono le credenziali di un luogo. Ogni posto distilla la sua acqua e ha le sue notti per cuocere l’impasto. Viene dal Sud, da Oriente, l’infinita selezione di spighe, realizzata dall’esperienza di centinaia di generazioni. Contiene il meglio della parola civiltà”.

Scrive così Erri De Luca in una delle narrazioni del suo recente libro, Spizzichi e bocconi redatto a quattro mani con il biologo nutrizionista Valerio Galasso.
Ed è con queste parole che si può sintetizzare al meglio lo spirito che ha mosso la quinta edizione di Sementia, svoltasi a Benevento dal 24 al 26 giugno, presso il Plesso di Sant’Agostino dell’Università degli Studi del Sannio.

 

Ad aprire i lavori è stata la presentazione dell’andamento del progetto POIGA (Progetto Operativo di Innovazione sui Grani Antichi) finanziato dal PSR Campania 2014-2020 (Misura 16.1 – Azione 2), del quale Sementia è uno degli output. Il responsabile scientifico del progetto, Giuseppe Marotta, pro-rettore dell’Unisannio, ha delineato come l’ateneo abbia inteso approcciare alla ricerca sui grani tradizionali, ponendosi da ascoltatore attento delle esigenze dei produttori e dei primi trasformatori, i mulini. L’obiettivo è quello di fare matching con le richieste del mercato, formando però il consumatore e il suo intermediario (chi commercializza i prodotti) attraverso un adeguato storytelling che si basi su modelli quantitativi e qualitativi specifici per questo tipo di produzioni.
POIGA si pone poi come obiettivo quello di censire e catalogare la biodiversità cerealicola di Sannio, Irpinia e Cilento al fine di evitare “corse al copyright” delle sementi come già avvenuto in un recente passato e su questo si sono confrontati produttori e ricercatori in un appassionato incontro condotto da Riccardo Franciolini.

Nella giornata del sabato, inoltre, è stata presentata la rete Slow Grains che sta prendendo vita a livello internazionale dentro il movimento Slow Food: i produttori aderenti sono i principali attori di quella agricoltura rigenerativa su cui si sono soffermati Matteo Mancini (Deafal), Sergio Capaldo (Agricoltura simbiotica) e Antonio Pellegrino (Terre di Resilienza). Su quali siano invece le questioni legate al rapporto tra i produttori, i mulini e quanti sono invece dediti ai prodotti di seconda trasformazione (pane, pasta, pizza e pasticceria) si è addentrato il seminario pomeridiano condotto da Alfonso Del Forno e Antonio Puzzi.
L’obiettivo emerso è stato quello di identificare alcuni prodotti con i cereali coltivati nelle aree in cui vengono prodotti, al fine di valorizzare la specificità degli stessi, aumentandone il valore identitario. Questo tipo di processo è il primo passo per la valorizzazione delle economie locali, che traggono vantaggio dalla singolarità dei prodotti e permettono di alimentare la filiera territoriale. A chiudere gli appuntamenti del sabato è stata una riflessione su Cibo e Salute con la biologa nutrizionista Annamaria Fucile accompagnata da Francesco Sofi e Renata Alleva, parte fondante del percorso che Slow Food conduce da anni per accompagnare la parola “Sano” alla sua trilogia del “Buono, pulito e giusto per tutte e tutti”.